Il business dei masegni posati senz’ arte né parte …
La posa dei masegni è un’arte con precise regole riguardo ai materiali e al metodo.
Il sostrato dev’essere costituito da un terriccio argilloso con buona percentuale di graniglia. Questo fondo, dopo la messa in opera, va lasciato per qualche settimana a stabilizzarsi sotto l’effetto degli agenti atmosferici: quando si è ben impaccato, l’operaio vi affonda le pietre smuovendolo con una martellina. Sul fondo, e solo sul fondo, della buca, va posta una piccola quantità di malta che, aderendo alla pietra, le impedirà di “girare” nella sua sede inclinando il piano di calpestio. In seguito i corsi di masegni vengono “incalcati” e livellati con l’aiuto di pesanti magli di legno.
Per effetto della forma semisferica della culatta del masegno, nel sostrato si forma una struttura reticolare di terreno molto compresso (sotto il centro dellla pietra) e meno compresso (ai bordi); questo reticolo e la composizione del terreno di posa rivestono grande importanza per impedire che l’acqua, sia piovana che di marea, asporti materiale creando cavità e cedimenti.
Trattandosi di pietre con lunghezza variabile, in caso di rimozione per scavi ogni corso va numerato e riposto separatamente, affinché possa essere rimesso in opera nello stesso ordine in cui si trovava.
Un’altra questione importante è il tener presente l’alto livello di umidità del terreno veneziano. La posa dei masegni senza cemento consente al terreno sottostante di “respirare” grazie alla rete di fessure lasciate tra pietra e pietra.
Negli ultimi decenni del millennio trascorso, dal 1960 in poi, queste regole sono state via via tralasciate. Dapprima sigillando i masegni con cemento, operazione che ha causato un’aumento della risalita dell’umidità lungo i muri degli edifici di oltre due metri (non trovando sfogo con l’evaporazione, la pressione del vapore nel terreno aumenta e di conseguenza aumenta la spinta con cui l’acqua rimonta osmoticamente lungo i muri).
Ma è stato nell’ultimo quinquennio del secolo, e in particolare con l’avvento dei progetti di “insularizzazione” che l’arte della posa dei masegni ha subito gli insulti peggiori.
I nuovi amministratori e appaltanti, avidi, incompetenti e privi di scrupoli (come la documentazione raccolta in questo sito ben dimostra), hanno innanzittutto deviato la responsabilità dei lavori, e i relativi finanziamenti, dagli organismi pubblici a consorzi di fatto privati (quindi non esposti a variazioni elettorali né alle regole di assunzione degli organismi pubblici), depauperando ed esautorando gli assessorati ai lavori pubblici, che sono le naturali strutture di collegamento tra gli elettori e la manutenzione della cosa pubblica. Nel clima di pseudo liberalismo così instaurato si è dato poi il via alla più grave man bassa mai vista ai danni della città di Venezia.
Nella posa dei masegni, questo ha significato nessun controllo sulla qualificazione delle ditte incaricate dei lavori, scelte tra quelle che offrivano prezzi più bassi, anche se dotate di manodopera del tutto inesperta o più spesso, inadeguata; nessun controllo sulla qualità dei materiali e dei lavori; nessun controllo sull’onestà e la lealtà delle ditte stesse.
Abbiamo visto sparire a decine di migliaia i masegni originali (oltre a ponti, fontane, pietra d’Istria ecc…); abbiamo visto i nuovi piastrelloni, pagati profumatamente con denaro pubblico, sgretolarsi alla salsedine e dissestarsi a tempo di record, talvolta prima ancora della conclusione dei lavori; li abbiamo visti posare su letti di semplice sabbia destinata ad andarsene con le prime piogge oppure affondare in gettate di cemento; sono comparse qua e là chiazze di betonata a tamponare ammanchi di masegni; le macchie nerastre del “leopardo” si sono moltiplicate a ogni piccolo intervento di manutenzione.
Nel frattempo i responsabili dei lavori rilasciavano sontuose pubblicazioni in cui millantavano la loro cura e il loro amore per Venezia.
Tratto dal sito : http://www.veneziadoc.net/ourvenice/masegni/posa.htm
Si ringrazia lo Stato Italiano e tutte le Sue Istituzioni (partitocrazia corrotta e del malaffare compresa) per la solerzia, l’infinita competenza, l’immediatezza degli interventi manutentori delle pubbliche vie, delle segnalazioni lagunari (bricole), delle vere da pozzo, dell’efficienza dei tombini di scarico pluviali. Nonchè della pulizia idrodinamica (moto ondoso) delle fondamente, del fantastico e modernissimo servizio pubblico di navigazione, e infine del meraviglioso e organizzatissimo mercato abusivo di evasori fiscali in Città. Ah, ci dimenticavamo di ringraziare doppiamente le pubbliche Autorità per la felice intuizione di vendere questa ex Capitale al turismo di massa (si ringraziano ovviamente anche i trenta milioni annui di visitatori), annientando così la millenaria Civiltà anfibia (non si sa mai a qualche rigurgito indipendentisai…), peggio della peste di antica memoria.
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“rigurgito indipendentista”
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